Atletico Azzurra Colli : l’orchestra Stalloniana suona in sinfonia.

Albert Camus scriveva che l’autunno non è altro che una seconda primavera, dove ogni foglia è un fiore. Ma
dello scrittore francese si conserva, in maniera più pertinente a quanto ci si accinga a fare, che tutto ciò che
della vita ha imparato lo ha dovuto al gioco del calcio. Se sopra si parlava di pertinenza non c’è nulla di
maggiormente fuori luogo che citare due stagioni non in corso, ma – ci arriveremo più avanti – l’autunno è
dietro e la primavera è il futuribile, quindi bocce ferme e guardiamo all’invernata dell’Atletico Azzurra Colli
con uno sguardo adeguato, dove il senso del termine non va circoscritto alla periodicità della stagione, ma
va inteso come sinonimo di efficiente valido.
E lo facciamo il giorno successivo a quella che i giornali definiscono “rocambolesca” vittoria, ma
( vivaddio, nda ) oggi la tecnologia ci consente di farci una idea personale di una partita di calcio, anche
dilettantistica, senza che i racconti della stessa vengano in qualche modo filtrati dai rientranti avventori del
gelo di Treia. Vero quindi che in due minuti l’Atletico Azzurra Colli ha ribaltato una gara che sembrava aver
preso una direzione errata, vero anche che – a onor del vero – le reti sono state tutte e cinque di pregevole
fattura. Ma questo è il punto di partenza di una analisi che oltre alla mera cronachistica narrazione di
quanto avvenuto ieri, vuole parlare in maniera un po’ più ampia, del momento che si vive. E che assomiglia
sempre più a una pellicola cinematografica dove attori principali e secondari disegnano una trama meno
che all’inizio lascia lo spettatore un pochino perplesso, fino a coinvolgerlo fin troppo emotivamente nella
storia narrata senza che essa generi, appunto, strascichi emotivi una volta usciti dalla sala. Io non ho
competenze di genere cinematografico tanto meno musicali ( qualcuno leggendo qualche articolo passato
sempre qui mi accusava di non averne nemmeno dal punto di vista calcistico e forse ha ragione ) ma
nell’orchestra invernale di Stallone, direttore da bastone e carota ai suoi strumentisti, spiccano assoli di
carattere entusiasmante coronati dall’armonia di gruppo ( e squadra ) dove lo spartito principale lo
suonano Alighieri, Fazzini e Gesuè, dove la solidità melodica è stata rafforzata dal rientro del capitano Sosi –
peraltro magnificamente sostituito finora da Aliffi, uomo e calciatore su cui si può contare e che sicuramente è un titolare – e dove Ciabuschi regala
performances come quelle di inizio campionato ( e inizio concerto dunque ), se non addirittura – se tanto
poteva essere – maggiormente coinvolgenti, accompagnato dai suoi frontmen Petrucci, Jallow e Del Marro. Tutto
ciò – saremo ridondanti ma lo ribadiamo – con i tempi dettati da Stallone e dal suo vice Fioravanti, con la
supervisione dal palco centrale del teatro del Presidente Fioravanti ( senior stavolta ) e del Direttore
Sportivo Traini, abili a puntellare la band, sornioni, con Traversa ( auguri a lui per il pronto rientro ),
Pacchioli ( in fase di inserimento negli schemi ) ma soprattutto Romanazzo che alla stecca del rigore
sbagliato con il Castelfidardo ha risposto con una punizione che avrò rivisto dodici volte, regalando ( ma
questo è il mio modestissimo parere, che regalo alla bocca dei denigratori ) la rete più bella di giornata.
Faccio rileggere questo articolo a una ragazza, qui di fianco a me, perché il parere delle donne ci disarma
sempre e senza di quello le giornate sarebbero meno colorate, che mi obietta . “ Si ma non parli di partite o
di classifica ”. Accetto il parere, ma oggi dalla classifica ho scostato lo sguardo per non farmi prendere inutili
patemi, in positivo. E poi, visto che il concerto è così affascinante, che bisogno c’è di aprire il giornale ?
Fabio Straccia

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